Il colloquio psicologico e la psicoanalisi
Lo strumento principale è il colloquio psicologico che dura generalmente 45/50 minuti.
Il setting terapeutico è costituito da due poltrone una di fronte all’altra.
La tecnica è quella psicoanalitica, ovvero si lascia il paziente libero di parlare secondo le libere associazioni, esortandolo a dire qualsiasi cosa gli venga in mente anche ciò che reputerebbe non conveniente o di poco conto.
La differenza di intervento riguarda l’età dell’utenza.
Quando si tratta di difficoltà riscontrate in bambini intervengo sui genitori perché spesso il bambino si fa portavoce di un malessere familiare. Quindi l’intervento è indirizzato a sanare l’ambiente in cui il bambino cresce.
Se invece il problema è strutturale al bambino stesso ovvero manifesta un malessere che è indipendente dalla famiglia allora invio ad un collega che si occupa specificamente di bambini.
Se si tratta un adolescente invece il percorso è relativamente breve, di solito dura non più di un anno/due. Si lavora direttamente con il ragazzo/a con il consenso dei genitori visto che è minorenne.
Durante il trattamento si coinvolgono anche i genitori a periodi alterni in modo da aiutare a seguire anche da un punto di vista familiare il ragazzo/a.
Con l’adulto invece si lavora senza limiti di tempo. Questo accade in quanto in età adulta la personalità si è ormai strutturata, quindi lo scioglimento dei nodi che ostacolano il benessere della persona è soggettivo. Un trattamento può durare pochi colloqui, lavorando più che altro sul focus del problema, oppure può durare degli anni a seconda della necessità appunto del paziente.
Si può proporre una terapia breve (40 sedute) ad un paziente che non abbia patologie troppo gravi e che abbia capacità introspettive e analitiche. Generalmente le persone che vengono a consulto potrebbero avere bisogno di risolvere un problema in particolare, fare una scelta nella vita, ad esempio cambiare lavoro, o partner, oppure decidere di andare a vivere da soli, o dovere elaborare un lutto ecc. Si decide insieme al paziente come si vuole lavorare: sulla risoluzione del problema, ovvero si dice “lavorare sul focus o domanda”, oppure, se il paziente lo desidera, su una esplorazione più ampia e profonda che corrisponde un pò al “conosci te stesso affinché tu possa essere veramente te stesso.
Ove la persona lo richieda espressamente o lo ritenga io stessa durante la raccolta iniziale anamnestica è possibile avvalersi del supporto psicofarmacologico; quindi invio il paziente a visita da un neurologo o psichiatra con cui collaboro.
L’ipnosi
Mi avvalgo dell’ipnosi principalmente in ambito sportivo, ma utilizzo questa tecnica anche nella terapia per la dissuefazione dal tabagismo e in alcune forme di fobia, come quella del dentista.
All’estero, più che in Italia, le tecniche ipnotiche sono parte integrante dei percorsi di allenamento degli atleti. Spesso si utilizzano tecniche denominate in un altro modo, che probabilmente inquietano meno del termine ‘ipnosi’, come visualizzazione attiva, immaginazione guidata o ego-strenghtening, ma che in realtà rientrano nel classico percorso ipnotico applicato allo sport.
- capacità di concentrazione
- aumento di fiducia in se stessi
- maggiore controllo dell’ansia e dello stress