Modalità di intervento: sostegno o psicoterapia?
La persona che generalmente segue un trattamento terapeutico ha tra i 20 e i 70 anni, è affetto da sintomi riguardanti l’ansia il panico; ha difficoltà di relazione o di realizzazione di sé nella vita. Generalmente a seguito di un primo contatto telefonico o per mail il percorso iniziale prevedere:
– tre o quattro colloqui conoscitivi, in cui si cerca di capire se io ed il futuro paziente possiamo lavorare insieme e se la persona ha la motivazione e gli strumenti introspettivi adatti ad intraprendere un percorso di questo tipo.
Dico sempre alla persona che richiede una psicoterapia che lo strumento funziona e può portare ad ottimi risultati solo se si accetta che il cammino potrebbe essere impervio, pieno di ostacoli e richiedente una certa quota di fatica visto l’investimento di denaro e tempo.
Se al termine dei tre colloqui la persona decide che posso essere la professionista adatta ad offrirle aiuto e che ha la motivazione ad intraprendere un percorso allora propongo due tipi di lavoro:
- un percorso basato sul sostegno psicologico, che prevede una seduta ogni quindici giorni. Solitamente questo genere di percorso è adatto al sostegno genitoriale, o quando c’è un cambiamento di ruolo nella vita (da figlio/a a marito/moglie, da moglie a madre, oppure da segretaria a manager, oppure quando c’è un trasloco, una separazione, un lutto) o alla persona più anziana. Non è un trattamento psicoterapico, ma appunto si basa su colloqui di supporto ad un momento di vita che si avverte critico rispetto al normale percorso della vita fatto finora.
- trattamento psicoterapeutico, che prevede invece una cadenza di sedute settimanale o bisettimanale. Solitamente questo trattamento può essere richiesto direttamente dalla persona oppure lo propongo io a seguito di una sintomatologia che non permette il normale svolgimento della propria vita, ad esempio nei disturbi d’ansia e attacchi di panico, nella depressione, nelle manie, nei disturbi ossessivi compulsivi, ecc. Quindi quando la persona non riesce più a condurre una vita serena nè in privato nè in quello lavorativo.
- analisi personale, che prevede una esplorazione profonda di sé e del proprio funzionamento. A volte è la persona stessa a richiederla spinta da un bisogno di conoscenza di sé ad ampio raggio oppure per psicologi e medici che vogliano intraprendere una scuola di specializzazione in psicoterapia. Essa prevede una frequenza di sedute di almeno due alla settimana. Il setting terapeutico prevede l’utilizzo del lettino e lo strumento d’indagine si basa sulle libere associazioni e l’esplorazione dei sogni che la persona porta.
Anche in ambito sportivo porto il mio contributo psicoanalitico, ma in questo caso l’obiettivo è migliorare la performance e la concentrazione dell’atleta utilizzando la metodologia del training autogeno e l’induzione ipnotica. In questo caso particolare il percorso prevede:
- 1 o 2 colloqui conoscitivi ed esplorativi
- 3 o 4 sedute di induzione (a seconda del bisogno potrebbero arrivare a 10 sedute).
Mi occupo infine di supervisione a psicologi, educatori, insegnanti, genitori utilizzando il metodo del role-playing e dello psicodramma. In particolare mi occupo di sostegno alla genitorialità e difficoltà scolastiche.
Psicoterapia adolescenti.
In entrambi i casi la metodologia seguita segue le stesse modalità precedentemente descritte. C’è però da precisare che nel caso della psicoterapia adolescenti il primo contatto generalmente avviene da parte dei genitori. Il primo colloquio viene svolto solo con loro in modo da comprendere bene la difficoltà o il problema; se è necessario si fa un secondo colloquio sempre con i genitori. Dopo questa prima raccolta dati e informazioni decido insieme a loro se il ragazzo/ragazza è disponibile a venire a colloquio. Se il figlio/a è disposto ad intraprendere un percorso esplorativo, dove posso comprendere meglio il suo disagio, allora il lavoro inizia con una frequenza di una seduta o due sedute a settimana. A cadenza mensile vengono coinvolti anche i genitori per una restituzione del percorso in itinere. Se invece non fosse disponibile partecipare ai colloqui, allora posso lavorare con i genitori affinchè siano loro stessi ‘terapeutici’ e benefici al figlio/a.
C’è inoltre da precisare che a volte quello che parrebbe essere un problema per i genitori non lo è per i figli e viceversa. A quel punto si esplora il significato che l’evento o il comportamento denunciato ha per la persona, affinché acquisendo significato, non determini più malessere e anzi, superato l’ostacolo, ci si possa relazionare in modo sano.
Spesso il lavoro con gli adolescenti è più breve rispetto al percorso dell’adulto; i ragazzi hanno molte risorse anche quando potrebbe sembrare il contrario (ad es.in alcuni casi di depressione, di ansia, fino a disturbi specifici come nel caso dell’anoressia e/o bulimia) ed in più la loro personalità non si è ancora costruita definitivamente. In questo senso la struttura è ancora flessibile perché è all’interno di un percorso evolutivo. Infine l’ascolto di un adulto competente e non giudicante rappresenta per il giovane un’esperienza di per sé particolarmente gratificante.
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