Per dare un’idea di cosa potrebbe essere questo disturbo racconto una storia: c’era una volta un bambino più o meno di 5 anni e sua sorella di tre anni più di lui. Una madre molto bella che però aveva smesso di amare il marito e aveva deciso di superare la frustrazione coniugale trovando un amante che spesso andava a trovarla a casa quando il marito era al lavoro.
Quando quest’uomo andava a casa della donna c’erano anche i suoi figli e puntualmente veniva loro detto di aspettare sugli scalini del cortile di casa finché l’uomo non se ne fosse andato. I bambini crescendo avevano dovuto tenere per se quello scomodo e doloroso segreto. Quando il bimbo è diventato uomo ha iniziato a sviluppare dei riti particolari, ogni volta che va in bagno non può evitare di portare con sé un panno per asciugare anche la più piccola delle gocce d’acqua, non può tollerare di vedere bagnato o sporco; la pulizia è diventata un’ossessione, anzi una compulsione, ovvero, grazie alla pulizia allenta l’ansia che emerge quando sente affiorare un qualche pensiero, ricordo spiacevole o sensazione negativa che simbolicamente è legata allo sporco o al disordine. Molto probabilmente è lo sporco ed il disordine interiore che l’uomo non riesce a tollerare; forse è la rabbia per il tradimento della madre che è recentemente morta a causa di un tumore, rabbia non riconosciuta. Naturalmente la persona affetta dal disturbo ossessivo compulsivo non è così consapevole di non stare bene perché a mezzo dei riti compulsivi ha trovato il modo di superare, esorcizzare le emozioni negative come rabbia, disgusto, delusione, paura. Di conseguenza non sempre la persona arriva a chiedere aiuto a meno che il sintomo non diventi invalidante per sé e per chi sta intorno all’ossessivo. Ad esempio la persona che perde ogni mattina molto tempo per controllare ripetutamente che il gas sia spento o che la porta sia chiusa a chiave o altro del genere potrebbe incorrere in problematiche lavorative come ad esempio non arrivare puntuale a lavoro; oppure i familiari della persona potrebbero manifestare insofferenza rispetto ai riti che si manifestano ripetutamente e senza sosta. Mi viene in mente il fidanzato di una mia paziente che ogni volta che lei tornava a casa dal lavoro le chiedeva le chiavi dell’auto affinché potesse lavarle, oppure non voleva che si avvicinasse alla cucina per cucinare perché avrebbe potuto contaminare il cibo.
Per certi versi l’ossessivo ha trovato il modo per superare l’ansia, attraverso i riti compulsivi.
La psicoterapia aiuta anche questo genere di disturbo a patto che la persona riconosca il suo come una difficoltà ad affrontare certe emozioni.
Il lavoro terapeutico per ciò che riguarda questo tipo di disturbo richiede tempo e pazienza, di sicuro non si potrebbe pensare di proporre alla persona con D.O.C. (disturbo ossessivo compulsivo) una terapia breve; inoltre, quando le compulsioni diventano invalidanti è consigliabile una terapia farmacologica.