“Il tempo si è fermato”
“Così come il tempo, scivola dai nostri occhi
possiamo fermarlo
ritrovando l’essenza di ciò che eravamo
rinnovando ciò che ora siamo
e donandoci quello che vogliamo essere”.
( Vincenzo Vincon, paroliere e scrittore romano)
“Il tempo si è fermato”
Risvolti psicologici del Coronavirus (Covid-19) e suggerimenti su come stare meglio
Purtroppo in questi giorni stiamo vivendo in un clima surreale e a volte drammatico a causa dei risvolti causati dal Coronavirus.
Andiamo nei supermercati e viviamo la paura del contatto e quindi del possibile contagio, ma anche la paura di diventare noi stessi untori e dunque contagiare gli altri.
Viviamo un’atmosfera di ‘guerra silenziosa’ come ha detto un mio paziente.
Abbiamo paura di uscire per le strade per timore dei controlli da parte delle autorità.
Stiamo vivendo un momento particolare fatto di ansia che si trasforma il più delle volte in angoscia.
Ma che differenza c’è tra ansia e angoscia?
Secondo J.Lacan (1901-1981) l’angoscia si differenzia dall’ansia in quanto è senza l’oggetto della paura. (cfr. Il Seminario, Libro X, L’angoscia, Einaudi, Torino, 2004).
L’ansia di per sé è una difesa e rappresenta la paura di un pericolo che è sempre determinato: l’ansia ha sempre un oggetto specifico, ad esempio se vedo un incendio, fuggo.
L’angoscia invece è più profonda e invalidante perché non ha un oggetto specifico e determinato. Quando siamo preda di un attacco di panico ad esempio stiamo vivendo uno stato d’angoscia. In questo caso la paura non ha come oggetto qualcosa di tangibile ed è ciò che ci accade di fronte alla situazione determinata ora dal coronavirus.
Non sappiamo cosa sia esattamente, non lo vediamo, non sappiamo da dove proviene. Il coronavirus non essendo qualcosa di tangibile, percepibile, ci sottopone ad angoscia fino al panico vero e proprio per l’appunto. Le persone in questi giorni sono preda di questi sentimenti che provocano grandi disagi, sia per quanto riguarda la paura della malattia sia purtroppo per la paura della possibile perdita del lavoro. Ci si chiede “Cosa accadrà dopo?” e questo determina ulteriore angoscia.
Ci troviamo costretti a stare in casa e a fare i conti con i nostri pensieri, le nostre sensazioni a cui difficilmente prestiamo ascolto nella vita normale a causa dei ritmi frenetici, dei ritmi lavorativi, degli impegni riguardanti la casa e la famiglia.
La costrizione di questi giorni ci obbliga in qualche modo ad entrare in connessione maggiormente con noi stessi. Generalmente il maggior contatto con noi stessi e le sensazioni che arrivano dal corpo avvengono poco prima di addormentarci, in quel momento siamo ancora più collegati con il nostro mondo interiore.
Stare fermi significa quindi anche venire a contatto con probabili conflitti interni irrisolti, con fantasie o pensieri disturbanti, con le angosce determinate dalla situazione contingente che normalmente la veglia riesce a eludere in qualche modo.
Infatti è con l’azione che risolviamo parzialmente lo stato di inquietudine che ci pervade, quindi fare dello sport, oppure telefonare a qualcuno, o fare le pulizie.
Dalla società di un tempo a quella attuale.
Un tempo la società aveva determinati valori, diversi da quelli attuali. La struttura stessa familiare era differente, la madre era molto più presente in casa ad esempio.
Se fossimo vissuti nel dopoguerra come avremmo affrontato il corona virus? Forse ci saremmo sentiti meno spaesati ritrovandoci con la nostra famiglia; probabilmente i ragazzi sarebbero stati contenti di avere l’occasione di stare con il padre visto che era soprattutto lui ad essere maggiormente assente.
Per comunicare con il mondo esterno avremmo dovuto scrivere lettere e attendere diversi giorni prima di ricevere una risposta, senza la velocità di internet.
Forse a causa dell’assenza di questi mezzi mediatici, saremmo stati meno spaventati dei nostri vissuti.
Di sicuro un tempo si era più a contatto con i propri pensieri, le proprie sensazioni.
Dall’ultimo dopoguerra la società è andata via via modificandosi, ha visto la trasformazione della famiglia, dove la madre realizza se stessa attraverso il lavoro, il padre partecipa alla cura dei figli e i nonni spesso vengono ingaggiati nella crescita dei bambini. Ma talvolta questo porta invece i ragazzi in diversi casi oggi, a crescere purtroppo “da soli”. Come avevo scritto in un articolo di qualche anno fa su Giovani Genitori(“Adolescenza oggi: il passaggio dall’infanzia all’età adulta”, T.Ingarozza, 2018, https://www.giovanigenitori.it/lifestyle/adolescenza/), riprendendo dalle ricerche fatte dall’Osservatorio milanese del centro psicoterapeutico per l’adolescenza, ilMinotauro, si è assistito al passaggio dalla società edipica a quella narcisista dove è appunto la solitudine dei ragazzi ad essere messa in evidenza e che determina molte delle loro fragilità.
Ci stiamo rendendo conto adesso che siamo costretti in casa a causa del coronavirus, che abbiamo spesso perso le abitudini semplici come quelle di sedersi intorno ad un tavolo durante il pranzo o la cena. Si è persa l’attitudine di stare con i propri figli, tanto è che alcune maestre della scuola primaria denunciano l’ansia da parte dei genitori, che domandano di avere più compiti per impegnare i loro figli, altrimenti non saprebbero come utilizzare il tempo in queste giornate.
Ciò denota quanto siamo in difficoltà a livello relazionale, non sappiamo più come stare in famiglia, con i nostri cari; abbiamo perso l’abitudine, forse in alcuni casi non c’è mai stata, di confrontarci, di comunicare, di inventarci i modi per impegnare il nostro tempo.
Come stare meglio?
Anche se questo è un momento decisamente critico per la società, possiamo coglierne però alcuni aspetti positivi.
Visto che il tempo sembra essersi fermato possiamo avere l’occasione di metterci in ascolto di noi stessi e dei nostri figli, dandoci la possibilità di recuperare un rapporto altrimenti colpito dalla vera solitudine, quella dell’assenza delle figure di riferimento.
E’ adesso che possiamo rivedere le nostre posizioni e probabilmente recuperare il tempo perso, di cui non ci eravamo resi conto dell’importanza. Non bisogna aspettarci che i bambini vengano sommersi dai compiti.
Impariamo e riscopriamo invece il piacere di ‘giocare’. “Rimettiamoci in gioco”, insieme facciamo magari un dolce con loro o tiriamo fuori la tombola o le carte da gioco.
Con i più grandi impariamo a dialogare e anche se hanno la porta chiusa della stanza, con discrezione entriamoci lo stesso perché hanno bisogno della nostra presenza, hanno bisogno di sentire il nostro interesse nei loro confronti (“I nuovi adolescenti, padri e madri di fronte a una sfida”, G.Pietropolli Charmet, Cortina editore, 2000).
Secondo uno studio epidemiologico condotto In Italia sulla prevalenza dei disturbi mentali rientrante nel progetto europeo European Study on the Epidemiology of Mental Disorders (ESEMeD), promosso congiuntamente dall’Oms e dall’Università di Harvard(2002-2003), circa tre milioni e mezzo di persone adulte hanno sofferto di un disturbo mentale negli ultimi 12 mesi; di questi, quasi due milioni e mezzo hanno presentato un disturbo d’ansia.
Diciamo che nella società moderna il disturbo d’ansia e gli attacchi di panico vanno per la maggiore.
Uno dei motivi è proprio l’impossibilità di fermarci ed ascoltarci. Ciò che pochi sanno è che l’ansia non si combatte mettendola a tacere o non ascoltandola. Pensiamola come un segnale che arriva da dentro di noi e che preme per essere osservato e quindi riconosciuto.
Se vuoi qualche consiglio:
- trova un posto tranquillo in casa dove sai di non venire disturbato.
- trova una posizione comoda e chiudi gli occhi concentrandoti sul tuo respiro.
- Inspira immaginando di fare entrare attraverso l’aria tutto l’ossigeno benefico che porta vita ed energia a tutte le cellule del tuo corpo e a tutti gli organi interni. Espira immaginando invece di buttare fuori dal tuo corpo e dalla tua mente tutta la negatività accumulata (3 o 4 inspirazioni e 3 o 4 espirazioni).
- lascia transitare tutti i pensieri che ti vengono alla mente senza opporti o agganciarti a nessuno di questi.
- osservarli senza giudicare, ma accoglili.
- pratica questo esercizio ogni volta che ti senti in ansia, per almeno 10/15 minuti ogni volta che ne sentirai la necessità.
Nel momento in cui i sintomi ansiosi, ora legati principalmente al senso di costrizione del dover rimanere in casa e alla paura del contagio, dovessero diventare invalidanti, il sostegno dello psicologo può rivelarsi di notevole aiuto, anche online.
A tal proposito, invito a visitare la pagina dedicata alla consulenza psicologica online in cui si illustrano le modalità in cui si può ottenere sostegno tramite i moderni mezzi tecnologici.
Il tempo si è fermato, noi ci siamo fermati a quel 11 marzo 2020.
Abbiamo finalmente la possibilità di ascoltarci. E’ solo accogliendo lo stato ansioso che lo rendiamo innocuo.
Quindi il consiglio è ‘mettiamoci in ascolto di noi stessi‘, possiamo cogliere le opportunità che questo ci sta dando. Se riflettiamo è la prima volta dopo tanto tempo che abbiamo la possibilità di sperimentare la solidarietà, conosciamo per la prima volta in molti casi i nostri vicini di casa e possiamo rivalutare i legami famigliari solidali.
Per il resto sono sicura che tutto riprenderà a scorrere auspicabilmente in maniera migliore, nasceranno nuove idee, perché è dalle crisi che nasce la creatività e nuove possibilità. Starà a noi saperle afferrare.
T.I.