Da più parti all’interno della scuola, soprattutto da parte di molti insegnanti, si avverte sempre più una insofferenza e un vero e proprio impaccio nella gestione dei conflitti, delle regole, della relazione con bambini, ragazzi e genitori.
L’insegnante non gode più del riconoscimento di una volta, nè da parte della famiglia nè da parte delle istituzioni stesse. Vive nella frustrazione di non ricevere il giusto compenso e nella mortificazione di un ruolo non più investito di rispetto. Un tempo al pari del medico, del farmacista, del sindaco e del prete del paese, gli veniva riconosciuto un ruolo determinante nell’istruzione e nella educazione dei ragazzi; i genitori a lui alleati costituivano una vera e propria rete intorno al ragazzo che conseguentemente aveva ben chiari limiti e confini. Il maestro, al pari della figura paterna, imponeva la regola senza lasciare troppo spazio all’espressione dei giovani. Era l’epoca di Edipo, in cui inconsciamente era il senso di colpa e la paura della punizione a caratterizzare lo sviluppo dei bambini e adolescenti.
Nemmeno troppo lentamente la società è andata modificandosi in molteplici aspetti. Vi è stato un capovolgimento di valori e principi. Come da più parti si sottolinea in campo psicoanalitico, il capovolgimento copernicano riguarda proprio il passaggio da Edipo a Narciso. Il ragazzo non vive più il senso di colpa, ma il sentimento della vergogna!
Non vale più la punizione o la nota sul diario, che fa solo più allontanare i due, maestro e allievo, dalla relazione. Vale di gran lunga l’espressione del sentimento e della parola: “Mi hai deluso! Da te non me lo sarei mai aspettato!”.
Oggi non vale più il padre/maestro impositivo, ma il padre/maestro emotivo, che riesce più che a parlare, a far parlare i ragazzi che di per sè si presentano come bei pacchi perfettamente confezionati, ma con all’interno un contenuto povero, quasi vuoto. Il senso di vuoto e di solitudine determinati dall’assenza di genitori entrambi impegnati per lavoro, rende fragili e insicuri questi ragazzi che si mascherano dietro certa spavalderia e sembianze adulte.
In mezzo al cambiamento sociale si trovano i maestri e i professori che, quasi sbigottiti si sentono impreparati al capovolgimento di valori. Quasi come se in tutto questo tempo non si fossero accorti che qualcosa stava cambiando; come se si trovassero di colpo in un’altra scena, in un altro quadro, senza capacitarsi. Forse il senso di smarrimento e sbigottimento deriva da una tempistica evolutiva rallentata all’interno del sistema scuola così chiuso spesso e ancorato rigidamente ai vecchi schemi.
Così come i genitori sono diventati più attenti alla comprensione dei bambini e ragazzi, anche gli insegnanti sono esortati a prendere in considerazione nuovi movimenti che colorano e caratterizzano la società attuale. Forse, come dice Massimo Recalcati, ne “L’ora di lezione” bisogna recuperare il piacere per la propria materia, così da trasmettere principalmente il sentimento verso l’apprendimento. I ragazzi attualmente sono carenti di sentimento e tutto è improntato alla corsa spasmodica e competitiva del fare, perdendo completamente di vista il sentire.
Solo recuperando l’emozione che sta nel piacere dell’insegnare è possibile assurgere ad una dimensione più ricca e soddisfacente, che sia in grado così di sedurre principalmente i ragazzi. Sarà la loro approvazione a far da gancio nella relazione insegnante-genitore.
Incredibile! Qualcosa si è capovolto! Prima era il ragazzo a venire agganciato dalla relazione collusiva e complice insegnante-genitore; attualmente invece gli insegnanti entrano nella considerazione del genitore se per primo è il ragazzo a farsi portavoce di stima e affetto verso quel maestro.
Se vogliamo toglierci dal pantano in cui siamo finiti come insegnanti non possiamo non tener conto di questi elementi sociali che hanno un che di rivoluzionario!
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