Il padre della sposa
I vostri figli non sono figli vostri…
sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.
(Kahlil Gibran)
Così il poeta libanese ci ricorda come dovremmo porci rispetto ai nostri figli.
Come si intuisce il tema che verrà affrontato è molto più ampio e complesso rispetto a ciò che si potrebbe pensare; di certo focalizzare l’attenzione sul ‘padre della sposa’ ci porta ad avere uno sguardo molto specifico e particolareggiato di una dinamica molto profonda e variegata di elementi.
Innanzitutto chi è il padre nella psiche di una bambina o bambino che sia?
E’ l’altro, è l’estraneo, è il marito o compagno della madre; è il genitore di cui bisogna conquistarne l’amore, a differenza dell’amore materno che è dato per scontato; è colui che proietta il bambino verso il futuro: “quando sarai grande verrai insieme a me…” a differenza della madre che invece ci ricongiunge con il nostro passato, legando insieme la nostra immagine adulta attuale con ciò che eravamo. È la madre che è la depositaria del nostro passato : “quando eri piccolo…”. Il padre è colui di cui la bambina si innamora intorno ai 4/6 anni: “mi sposerai quando sarò grande?” ed è colui che permette l’identificazione del bambino maschio “da grande farò come papà…”. E’ la persona che come disse J. Lacan permette la separazione dalla madre, paragonandolo ad un’asta di ferro tra le fauci della madre coccodrillo; fauci che rappresentano la tendenza istintiva della madre a tenere per sé il bambino. E’ colui che stimola il bambino alla scoperta del mondo e di sé, che porta ad affrontare e superare le paure semplicemente con il suo esempio, che incoraggia a guardare il mondo da nuove prospettive. E’ generalmente il padre che porta il bambino sulle spalle, o, quando ancora è piccolo, lo porta nel marsupio con il volto rivolto verso l’esterno a differenza della madre che lo porta rivolto verso di lei. E’ il padre che rappresenta il ponte tra infanzia e adolescenza e diventa fondamentale in quest’ultima in quanto aiuta il ragazzo/a a trovare lo spazio ‘protetto’ dove potere fare le sue prove di volo.
Insomma da ciò che si intuisce se la madre è importante nella crescita di un bambino, non si può dire diversamente del padre.
Ora, il matrimonio è simbolicamente il momento che sancisce il passaggio dalla famiglia d’origine al nuovo nucleo famigliare e l’accompagnamento all’altare del padre della sposa è una vera e propria trasposizione del senso della crescita e della vita. Il padre che dona la figlia all’altro, alla vita, a se stessa.
Quali potrebbero essere i vissuti della sposa?
Attraverso il rito del matrimonio sceglie di sancire la separazione dalla famiglia d’origine, evento che determina un importante passaggio di ruolo, da figlia a moglie; l’altro passaggio sarà diventare madre. L’evento del matrimonio (come anche una convivenza o l’andare semplicemente a vivere da sola) può emozionare positivamente quando la separazione non ha mai costituito un momento particolarmente doloroso; mentre, al contrario, può preoccupare perché determina la riattivazione di fantasie traumatiche. Se la persona ha vissuto dolorosamente le separazioni nella sua vita (ad esempio là dove la separazione è stata precocemente vissuta e la bambina non è stata accompagnata ad elaborarne le emozioni, ad esempio là dove c’è stata una separazione dei genitori, o la perdita prematura di un genitore, oppure se la bambina ha vissuto con timore il primo debutto nella società ad esempio nella scuola), allora, il rito del matrimonio potrebbe mettere a contatto con paure e fantasie di perdita.
Quali potrebbero essere invece i vissuti del padre della sposa?
In parte penso che potrebbero dipendere dalla qualità del legame che c’è sempre stato tra padre e figlia. Per molti padri aver avuto una figlia femmina ha significato realizzare un grande desiderio; nell’immaginario collettivo la figlia femmina è molto legata al padre ed è particolarmente affettuosa. Se poi pensiamo ad un padre innamorato della propria compagna, allora la figlia potrebbe rappresentare fantasmaticamente qualcosa della donna che si ama (lo stesso dovrebbe avvenire nella relazione tra la madre ed il proprio figlio maschio). I figli poi rappresentano anche qualcosa di sé; Freud avrebbe detto che rappresentano ‘la nostra parte narcisistica’, quindi lasciare andare una figlia verso il proprio marito potrebbe essere vissuto come un distacco da una parte di sé.
Non penso che sia facile per nessun genitore lasciare andare i propri figli, consegnarli alla vita. Molti inconsapevolmente vivono i figli come un mezzo per non pensare a sé, magari per non pensare alla propria coppia che in realtà non funziona e quando ci si trova ad affrontare il matrimonio dei propri figli ci si imbatte nella sindrome del ‘nido vuoto’. Ci sono situazioni in cui il padre ha potuto riconoscersi solo come padre controllante e ora la consegna della propria figlia, ma anche figlio, alla vita potrebbe metterlo a contatto con la perdita del suo bisogno di controllo. In alcuni casi alcuni padri non riescono a rinunciarvi e allora si nota come compaiano spesso nella vita della nuova coppia a voler ancora indirizzare, consigliare, in una parola ‘controllare’.
Il gesto della consegna della propria figlia rimanda in qualche modo alla rinuncia alla propria figlia, ma anche al figlio, perché se è vero che parliamo del padre della sposa non dimentichiamo che c’è anche il padre dello sposo i cui sentimenti sono simili. In generale, per entrambi i genitori, consegnare i figli all’altro significa consegnarli alla vita e al loro destino, questo rappresenta il grande compito dei genitori come bene ci ricorda la bella poesia di Gibran.